Cataratta nel gatto: cos’è, come si manifesta e quali sono le cure

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La cataratta nel gatto può rivelarsi un disturbo che porta a svariati problemi, più o meno pesanti. Se non sottoposto a un corretto trattamento, l’animale rischia anche di perdere totalmente la vista. E’ quindi evidente come sia importante conoscere qualcosa di più su questa malattia, dai suoi sintomi ai trattamenti previsti.

Cataratta nel gatto: di cosa si tratta?

Con il termine cataratta  si indica l’opacizzazione del cristallino del gatto. Il cristallino è una parte dell’occhio che ha l’aspetto di una lente, di solito traslucida, e si colloca subito dopo l’iride.

Grazie al cristallino, il gatto è in grado di mettere a fuoco a livello della retina ciò che vede. In base ai singoli casi, ad essere colpita dall’offuscamento è una area più o meno ampia di questa parte dell'occhio. Il processo di opacizzazione fa sì che sempre meno luce arrivi alla retina e ciò rende progressivamente più difficile per l’animale vedere.

Cataratta nel gatto: sintomi e effetti

Generalmente la cataratta provoca un ingrossamento del cristallino. A seguito di tale processo, questa parte dell’occhio diventa di un colore che tende al bianco o all'azzurro.

Nel caso di esemplari anziani bisogna fare particolare attenzione nel riconoscere questo disturbo. Infatti, col passare degli anni il cristallino può andare incontro anche alla nucleosclerosi, un infittimento della sua parte centrale. Tale fenomeno si può notare dall’apparizione di venature tendenti al nero/blu nell’occhio.

Nei gatti la nucleosclerosi può insorgere intorno ai 12-13 anni, ma non è pericolosa. Un campanello d’allarme, invece, deve attivarsi se si vedono delle sfumature di colore diverso negli occhi dell’animale, più tendenti al bianco, appunto.

Nelle sue forme più gravi la cataratta arriva a far sì che l’animale non riesca più a vedere dall’occhio malato. Inoltre, il disturbo può portare anche alla cecità completa, se si sviluppa in tutti e due gli organi visivi.

Un altro dei più pesanti effetti di questa malattia è la uveite indotta dal cristallino o uveite facoclastica (LIU). La conseguenza del LIU è che degli infinitesimali frammenti di cataratta possono diffondersi nell’occhio, a causa delle macro o micro lesioni che vengono a crearsi nella capsula del cristallino.

I pezzi vaganti hanno la caratteristica di avere un alto potenziale infiammatorio. Perciò, nel caso della LIU, l’animale deve essere curato il prima possibile. È, infatti, il modo più efficace per scongiurare una possibile scomparsa della vista.

Cataratta nel gatto: i fattori che portano alla sua formazione

Vi sono svariati fattori che portano alla formazione della cataratta. Quelli più frequenti sono tre.

Per alcuni animali la cataratta può essere un disturbo “ereditario o congenito. Alcuni geni che portano allo sviluppo di questa malattia fanno parte del corredo cromosomico di specifiche tipologie di gatto. Per di più, vi sono anche casi in cui la cataratta è congenita. L’animale, quindi, viene alla luce già con tale malattia.

La cataratta può verificarsi anche a seguito di un trauma oculare diretto o indiretto agli occhi del gatto. Il primo termine si indica quando qualcosa impatta direttamente con l’occhio. Il secondo, invece, si verifica ad esempio nel caso in cui animale subisce un trauma cranico. In entrambe le situazioni, i sintomi della cataratta possono apparire anche dopo che è passato diverso tempo dall’incidente che ha causato il trauma.

Infine, la cataratta può insorgere per problemi metabolici. Nello specifico, capita che si manifesti in animali affetti da diabete mellito.

Cataratta nel gatto: come curarla?

Iniziamo con un dato positivo. Vi è, più o meno, il 95% delle probabilità che l’animale affetto da cataratta guarisca. Tuttavia, per ora non esistono farmaci in grado da soli di porre rimedio a questo disturbo. Si deve quindi necessariamente procedere con un’operazione chirurgica. Quest’ultima è denominata facoemulsificazione.

L’animale viene sottoposto ad un’anestesia totale. Poi, si procede con degli ultrasuoni che riducono la cataratta in tante piccole parti. Questo passaggio permette al chirurgo di estrarre il cristallino. Al posto di quest’ultimo viene poi messa una lente artificiale.

Prima e dopo l’intervento, è necessario che il gatto assuma determinati colliri e/o compresse, indicati ovviamente dai veterinari che lo stanno seguendo. Per di più, nei 14 giorni successivi alla facoemulsificazione è previsto che l’animale usi un collare elisabettiano, per evitare che si gratti gli occhi in modo inopportuno.

In generale, comunque, è sempre opportuno aiutare il nostro micio a tenere i propri occhi sempre ben puliti; a questo proposito può esserci d’aiuto un prodotto naturale specificamente studiato per la cura quotidiana dell’area perioculare e peribuccale del gatto,   una soluzione a base di tensioattivi delicati che rimuove dolcemente impurità e secrezioni.

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